“Solo la cultura può salvarci. Se non ci sono relazioni internazionali non c’è sviluppo, se non c’è cultura manca il motore stesso dell’economia”. Con queste parole il presidente dell’Associazione Mitteleuropa Paolo Petiziol ha aperto i lavori del 17° ForumInternazionale dell’Euroregione Aquileiese che in Sala Ajace a Udine ha visto un ricchissimo tavolo di scambio tra ambasciatori, rappresentanti delle istituzioni economico-culturali della Mitteleuropa e gli assessori regionali alle finanze Barbara Zilli e alla cultura Tiziana Gibelli.
Come ha sottolineato il presidente della Fondazione Friuli Giuseppe Morandini, “ritengo che questo forum sia come un master in arte diplomatica, ha la capacità di riunire presenze di grande valore istituzionale che credono nell’importanza delle relazioni e del fare rete, delineando nuovi scenari europei post Covid.”
La pandemia, infatti, ha travolto il mondo e l’Unione Europea facendone venire a galla tutte le criticità e le debolezze e, spesso contribuendo ad innalzare nuovi muri e confini: come è emerso dal panel moderato dal condirettore del Messaggero Paolo Mosanghini con Vladimir Vasilkov, Ambasciatore facente funzioni della Rep. di Bielorussia in Roma, Milos Prica, Ambasciatore e C.E.I. National Coordinator per il Ministero Affari Esteri di Bosnia-Herzegovina, e Lajos Pinter, Console Generale d’Ungheria in Verona, l’UE non ha saputo avere una linea comune contro l’emergenza sanitaria, contribuendo ad innalzare un muro ideologico, in primis contro il vaccino russo Sputnik.
Alexey Gromyko, della Direzione Europa Accademia delle Scienze di Mosca, ha tratteggiato un’analisi molto dettagliata della salute geopolitica dell’Europa sottolineando come il Covid abbia di fatto esacerbato quelle fragilità europee che ci sono da decenni: “se cinque anni fa le tensioni tra gli stati nascevano soprattutto per la questione migratoria, ora invece riguardano posizioni su stato di diritto e libertà civili.”
Il cosiddetto gruppo di Visegrad (formato da Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) è nato proprio dalla percezione di una crescente divergenza con l’Europa più occidentale, ponendo l’accento su identità e sovranità dei singoli stati: oggi i cosiddetti V4 rappresentano un vero e proprio gruppo di coordinamento di politica estera.
“La contrapposizione tra i due blocchi europei non minaccia l’Unione – ha sottolineato Gromyko - ma queste differenze sostanziali di visione devono essere tenute presenti dall’establishment europeo a Bruxelles: lo sviluppo dei rapporti tra queste due facce dell’Europa sarà il vero fulcro del futuro dell’Unione”.
Al centro del dibattito anche la tecnologia che durante la pandemia è stata un ponte, ha permesso di superare le distanze e la condivisione di buone pratiche, ma, in particolare per la diplomazia e le relazioni internazionali, non può sostituirsi con Zoom o con uno schermo digitale alla forza del contatto personale.
Si è parlato anche del ruolo fondamentale della formazione nel nuovo scenario europeo e mondiale: il direttore generale della Camera di Commercio di Bielorussia Uladzimir Ulakhovich ha sottolineato come “la pandemia abbia messo in luce interessi comuni e trasversali a tutte le comunità, utili non certo per creare nuove divisioni ma per costruire un futuro basato su ciò che tutti abbiamo in comune, guardando alla cultura non solo come patrimonio storico e artistico, ma come stile di vita, tradizioni, abitudini delle comunità, formazione.” Anche il rettore dell’Università di Udine Roberto Pinton ha ribadito che “costruire futuro insieme è la missione più alta dell’Università e lo tsunami della pandemia ne ha ribadito ulteriormente il valore strategico: la formazione accademica crea professionisti, futuri lavoratori, ma anche cittadini preparati”.